lunedì 15 agosto 2011

Aksak Maboul - Un peu de l’âme des bandits (1979)


Gruppo di origine belga, fondato nel 1977 da Marc Hollander and Vincent Kenis, e parte, pur nella fase iniziale di smobilitazione, di quella straordinaria koiné musicale europea (consonante negli intenti politici) tuttora poco conosciuta nelle sue articolazioni meno eclatanti.
Gli Aksak esordirono nello stesso anno di formazione con Onze danses pour combattre la migraine, eccellente raccolta di diciassette brani, prevalentemente strumentali e d’ispirazione variegata: dal jazz progressivo da camera a tocchi folk ed etnici a semplici divertissements.
Nel 1978 sono cooptati nel collettivo Rock in Opposition che annovera già Henry Cow, Samla Mammas Manna, Etron Fou Leloublan, Univers Zero e gli italiani Stormy Six*. Esso ambiva a promuovere la musica dei membri in opposizione, appunto, al circuito produttivo commerciale e di mantenere, al contempo, una tensione sociale nello sforzo creativo**. 
Un peu de l’âme des bandits nacque in questo clima da comune bohemienne, e si avvalse di imprestiti eccezionali: Catherine Jauniaux alla voce, Michel Berckmans e Denis van Hecke dei connazionali Univers Zero, il batterista Chris Cutler e il chitarrista Fred Frith degli Henry Cow.
Il disco ci propone subito un capolavoro, A modern lesson. Innervato dalla chitarra atonale di Fred Frith, il pezzo passa dagli urletti accorati della Jauniaux, cui rispondono beffardi fiati ed archi, all’intervento di questi ultimi che si contrappuntano via via al pianoforte, nuovamente ai fiati mentre, in sottofondo, agiscono i rumori di un flipper; una tessitura raffinata che rimane inavvertita poiché risolta brillantemente in un andamento scorrevole quanto arguto. Dopo l’alleggerimento di Palmiers en pots, un delizioso tango paradigmatico, Geistige nacht*** è un’improvvisazione prog-jazz dai toni misteriosi con soli di chitarra e sassofono sugli scudi; I viaggi formano la gioventù****, rielaborazione di ritmi mediorientali, ci lascia impreparati davanti a Inoculating rabies: giustapposizione bizzarra tra un punk sfrenato di Frith e Cutler e accenni di fagotto; Cinema*****, di ventitré minuti, è un patchwork lunare di tutti gli strumentisti, che, a turno, impreziosiscono la suite, ma senza che questa, di nuovo, abbia a soffrire di questa struttura rapsodica. Bosses de crosses, aggiunta nella edizione in CD, suona acerba rispetto alle composizioni precedenti (è uno dei primi lavori), ma rimane pur sempre godibile e congrua all’atmosfera generale. 
Un peu de l’âme des bandits compare nella famosa Nurse with Wound list, ovvero un catalogo di autori in larga parte misconosciuti, ma di valore, che il gruppo d’avanguardia Nurse with Wound elencò sulle copertine dei primi due album (1979-1980). C’è molto da scavare, ascoltare e godere. 292 artisti di cui 15 italiani; allora contavamo qualcosa.

* Gli Henry Cow erano inglesi (e annoveravano la tedesca Dagmar Krause alla voce), Samla svedesi, Etron francesi, Univers Zero belgi e, naturalmente, gli Stomy Six italiani e milanesi.

** Nel 1979, assieme ai nuovi membri Art Zoyd ed Art Bears (che ospitavano membri dei disciolti Henry Cow), partecipano a Milano (Teatro dell’Elfo) ad un concerto programmatico, replicato poi in Svezia ed in Belgio.
*** Notte mentale.
**** Nel primo disco, a riprova del carattere cosmopolita degli Aksak, abbiamo una Fausto Coppi arrive!Milano per caso del jazzista italo-belga Paolo Radoni.
***** Articolata in quattro tempi: Ce qu'on peut voir avec un bon microscope; Alluvions; Azinou crapules; Age route brra! (Radio Sofia).

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