lunedì 6 febbraio 2012

Magma - Mekanïk destruktïw kommandöh (1973)/Attahk (1978)


Fondati da Christian Vander come Univeria Zekt Magma Composedra Arguezdra, nel 1969, i Magma esordiscono l'anno seguente con un doppio omonimo. La formazione è quanto mai ampia: a Laurent Thibault, Francis Moze e Zabu si aggiungo René Garber (poi sostituito da Teddy Lasry), Claude Engel, Klaus Basquiz, Richard Raux Francois Cahen, Jacky Vidal. Il disco narra della discesa sulla Terra di un manipolo alieno proveniente dal pianeta Kobaia voglioso di salvare il terzo pianeta dal sole: il gruppo di kobaiani, che, naturalmente, favella in kobaiano sono i Magma stessi: Vander è Stroht Wurdau Glao Zebehn Strain, Blasquiz Klotz Zaspiaahk. Nel 1973 escono dal gruppo Lasry, Moze, Engel, Cahen e Seffer sostituiti da Jannick Top, Stella Vander e Benoit Wideman: si appronta Mekanïk destruktïw kommandöh. Non sembri inutile questo resoconto: anzi, la debordanza onomastica, l'invenzione di una lingua extraterrestre (un pastiche fra inglese e tedesco), la trama fantapicaresca, delineano una comicità rabelaisiana. Questo ad un primo livello, poiché in realtà la resa musicale risulta molto più perturbante. Hortz fur den steckehn west, Da zeuhl wortz mekanik, Mekanïk destruktïw sono caratterizzati da ritmi e cambi di ritmo incalzanti, sottolineati dalla magniloquenza di tastiere e fiati, e da una coralità a volte travolgente nelle sue iterazioni, a volte bizzarra sino al grottesco (i falsetti micidiali). In alcune vorticose avanzate si intuisce Frank Zappa. Il risultato, in bilico fra musical e ispirazione alta, rischia sempre il kitsch, ma è impossibile non lasciarsi coinvolgere dalle elucubrazioni di Vander. Anche Attahk, frutto tardo, conferma il consueto schema; i Nostri cercano di mischiare un po’ le carte (Spiritual) anche con qualche accento di facile fusion (d’altronde si era in piena disco music), ma i migliori pezzi rimandano alla prima maniera (Nono); l’operina è meno urticante di Mekanïk, ma sempre piacevole. Il torto, non imputabile a Vander, è quello di far uscire Attahk durante la fase terminale del progressive e, soprattutto, di quell’esperienza libertaria che, negli anni Settanta, riuscì, quasi inconsapevolmente, ad unificare l’Europa. Alcune volte il risultato estetico è determinato anche dal clima in cui maturano le creazioni; ed il clima, nel 1978, era già di rientro nei ranghi: per questo Attahk, al di là della limitatezza compositiva dei Nostri, sembrò ripetitivo e stanco.
L’influenza del loro zeuhl progressive fu più ampia di quanto si creda (Zao, Heldon …) e ancora da valutare accuratamente: si tenta di farlo qui.

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