venerdì 13 aprile 2012

Melvins - Melvins are heavier than a death in the family (best 1986-1997)

I Melvins, da Aberdeen, Washington State, (Buzz Osbourne, voce, chitarra; Dale Crover, batteria; Matt Lukin, basso, sostituito da Lori Black, Mark Deutrom, Kevin Rutmanis …) sono sempre fonte di grave imbarazzo; con loro la parzialità aumenta a dismisura. Quando occorre compilare un florilegio del 'loro meglio' l'imbarazzo di cui sopra diviene addirittura paralizzante: infatti ogni disco pare coincidere con il 'loro meglio'.
Naturalmente esagero.
Il fatto, incontrovertibile e, questo sì, imbarazzante, è che i Melvins sono simpatici. Simpatia: una categoria abbastanza inservibile nella critica, si dirà; e tuttavia, uno dei maggiori analisti della letteratura italiana, il filologo Gianfranco Contini, uomo serissimo, dalla prosa implacabile e terroristica, asserì che Matteo Maria Boiardo (1441-1494), il poeta cavalleresco ferrarese, era, udite!, “simpatico”. Ipse dixit: non ci esimeremo dall'usare, quindi, tale categoria impalpabile; anzi, forti di tale retroterra culturale, osiamo dire: i Melvins ci piacciono perché sono simpatici e lo sono:
perché da ventisei anni continuano ancora a trapanare timpani;
perché non hanno mai ceduto di un decibel a qualsiasi lusinga;
perché hanno influenzato quasi tutti i gruppi influenzabili;
perché hanno un batterista che aborre sistematicamente il quattro quarti;
perché la copertina col cucciolo a due teste è davvero molto simpatica;
perché si mangiano vivi tutti i best seller del grunge;
perché hanno avuto come bassista la figlia sciroccatissima di Shirley Temple;
perché sono amici di Jello Biafra;
perché hanno esaurito tutte le definizioni (sludge, slowhardcore, grunge-metal …);
perché Hog leg ha un inizio esilarante;
perché King Buzzo, un soldo di cacio coi capelli ravviati dall'aspiratutto, ha distorto ogni accordo potenzialmente distorcibile generando un Godzilla sonoro oltre il quale c'è solamente la sperimentazione e dietro cui si trovano solo i Black Sabbath che, a loro volta, ci stanno simpatici assai.
Questo che segue è il loro meglio di dieci anni, pesantissimo, e distillato, come conviene, molto lentamente.

2 commenti:

  1. Concordo più o meno su tutto, anche se sono sempre stati un po' incontinenti ed autoindulgenti, ma se lo potevano permettere.
    E soprattutto concordo su Crover, uno dei migliori batteristi degli ultimi 25 anni: l'ho visto dal vivo una volta e sono rimasto esterrefatto.

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    1. Le ultime prove, quelle degli anni Duemila, sono state davvero di maniera; però il loro disco peggiore è migliore del meglio di Nickelback, Puddle of Mudd e simili.

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