giovedì 12 luglio 2012

The great krautrock swindle? - Cozmic Corridors/Galactic Explorers/Golem/Nazgûl/Pyramid/Temple)

Han van Meegeren - Cristo e i discepoli di Emmaus

Han van Meegeren fu un grande falsario. Non si limitò a copiare: creò. Creò opere d’arte simulando la tecnica pittorica di uno degli artisti più eccelsi del Seicento, Jan Vermeer. Abbindolò tutti, dai critici ai galleristi, dai direttori di pinacoteca alle somme gerarchie naziste (sbolognò patacche a Himmler e Göring). Fu scoperto e sopravvisse pochi anni al disinganno; come ultimo sberleffo lasciò due dubbi che hanno tarlato le certezze degli esteti mondiali: 1. Ha creato forse altri falsi mai scoperti? (In tal caso alcuni musei di caratura internazionale esporrebbero ammiratissime frodi novecentesche) 2. Se un artista mediocre come Meegeren riuscì ad ingannare chiunque, quale differenza estetica sussiste fra questi ed il genio di Delft? Ricordiamolo, Meegeren non copiava tele esistenti, creava originali con olii, stoffe, diluenti e medium secenteschi.
Queste considerazioni mi vennero alla mente quando ascoltai per la prima volta i Nazgûl, supposto buon krautrock invecchiato di almeno trentasette anni. Durante il brano capitale The dead marches, davvero notevole, reagii come il proprietario del bar nei Blues Brothers che credeva di aver ingaggiato i Good Ole Boys e invece sentiva risuonare tutt’altro: “Questo non è Hank Williams!”. Non m’intendo di master e remaster; l’audio MP3 (bitrate 256) non aiuta, ma il suono sembrava più recente dei Settanta. Fu allora che scoprii una questioncella filologica che assilla una mezza dozzina di germanofili.
In soldoni. Un gruppo di critici e appassionati, che chiameremo i possibilisti, ritiene che, a Colonia, a metà degli anni Settanta, operasse un’etichetta, la Pyramid, responsabile di una serie di album e singoli kraut dalla tiratura limitatissima (50-100 copie). Direttore dei lavori un certo Toby Robinson, che poteva usufruire degli studi di Dieter Dierk. Tali dischi vennero inghiottiti dall’oblio finché non furono ristampati in pieni anni Novanta, in due distinti momenti: dapprima, nel 1996, per la Virgin, in tre volumi antologici, Unknown Deutschland: the Krautrock archive; quindi, fra il 1996 ed il 1997, tramite la Psi Fi che pubblicò sei album (Cozmic Corridors, idem; Galactic Explorers, Epitaph for Venus; Golem, Orion awakes; Nazgûl, idem; Pyramid, idem; Temple, idem), in parte già contenuti nelle antologie sopraddette. Secondo i possibilisti alcuni elementi di formazioni storiche, Zeus B. Held, Dzyan e Birth Control innervarono questi oscuri ensemble; i curatori del database The crack in the cosmic egg, di solito ben informati, non solo propendono per l’esistenza degli stessi, ma ne indicano addirittura le formazioni (vedi sotto).
Un gruppo fieramente avverso, gli impossibilisti, sostiene che la Pyramid non è mai esistita e che tali album non hanno mai avuto mercato prima dei Novanta (ed anche dopo: nessuno ha in mano gli originali, insomma). Dag Erik Asbjørnsen, l’autore di Cosmic dreams at play: a guide to German progressive and electronic rock non li include nella propria guida; anche il celeberrimo blog Mutant Sounds ne diffida; personalmente nutro parecchi dubbi. Il suono sembra davvero oltre, se riferito a registrazioni del 1975 destinate ad una tiratura così esigua. Da notare che fra i produttori di Orion awakes figura un tal Genius P. Orridge: con poco sforzo si riconoscerà in lui il cuore e la mente dei Throbbing Gristle, Genesis P. Orridge: la precoce produzione di un futuro genio (allora venticinquenne) o il geniale inganno di un maturo avanguardista? La seconda opzione appare più probabile.
La questioncella è ancora dibattuta. Si attende l’esibizione di una prova davvero decisiva.
A parte il caso filologico, però, occorre subito affermare che la musica in questione è davvero buona, in qualche momento ottima. Come nel caso di Meegeren, insomma, il falso non implica la derubricazione estetica, anzi, queste eventuali simulazioni eguagliano l’alto livello medio del tempo.
Da ascoltare.

Galactic Explorers Johannes Lütz, moog, organo; Holst Seisert, sintetizzatore, piano elettrico; Reinhard Karwatky, sintetizzatore, percussioni, organo.
Golem Willi Berghoff, chitarre; Manfred Hof, organo, mellotron, sintetizzatori; Mungo, basso; Joachim Bohne, batteria; Rolf Föller, chitarra
Cosmic Corridors Alex Meyer, voce, organo sintetizzatori; Peter Förster,chitarra, violino; Pauline Fund, voce, percussioni; Hans Jürgen Pütz, violoncello, percussioni.
Pyramid ?
Temple Poseidon, voce; Pauline Fund, voce; Zeus B. Held, organo, moog, mellotron; Heinz Kramer, chitarra; Rolf Föller, chitarra; Joachim Weiss, basso; Otto Bretnacher, batteria.
Nazgûl Frodo, batteria, percussioni; Gandalf, percussioni, moog, organo, piano elettrico, basso; Pippin, chitarra, tromba, percussioni.

4 commenti:

  1. Fascinating!
    Thankyou!!!
    xx

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  2. Che bello! ... io propendo per il falso, anagrammando (per parole non per lettere...) titoli e nomi dei complessi sembrano saltare fuori nomi e canzoni "reali"; sembra quasi un gioco enigmistico. Troppo perfetto, quindi...falso!

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    1. Hanno provato a farlo anche con il prog italiano, coi Balletti Rosa di Macchia (spacciati per gruppo del 1974). Pare che gli autori siano dei giapponesi: infatti borbottano tutto il tempo.

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  3. mah, questione complessa, ma quantomai divertente.
    comunque...
    Quello dei Nazgul (splendido nome di chiara ispirazione Tolkien) è un signor disco...

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