sabato 6 giugno 2015

Jovanotti e la logica, un rapporto tempestoso


Una piccola falla o fallacia del suo incedere logorroico:
"Mi è successa una cosa l'altr'anno: sono stato invitato a un summit segr ... ehm, privato, molto esclusivo ed organizzato da un'azienda molto importante di Internet ... erano state invitate le 80 persone più importanti del pianeta per quanto riguarda il futuro".
Tale involontaria battuta ricorda, non so perché, quella di Groucho Marx, volontaria però: "Non vorrei mai entrare in un club che mi accetti come suo membro".
Poi Jovanotti prosegue: "A quella riunione non c'era un politico". Come a dire: le sorti del mondo vengono stabilite altrove.
Ma il politico, come la serva di Totò, serve. Quello nazionale, certo, ma ancor di più quello locale.
Non è forse il politico locale, sconosciuto ai più, sudato, triviale, panzuto, quello che ammolla permessi, lasciapassare, nulla osta per occupazioni d'area e suolo pubblico, o può rallentare ispezioni delle ASL o intercedere presso gli ispettorati del lavoro et cetera? Il lavoro residuo, beninteso.
Quindi serve il politico, serve eccome.
Serve pure il volontario, anche lui. Il volontario è quello che presta la sua opera gratuitamente, per altruismo.
Sono volontario da una vita. Ho prestato la mia opera per numerose associazioni, senza chiedere nulla in cambio, perché, altrimenti, che volontario sarei?
Alcuni settori della vita pubblica sopravvivono di volontariato; e con loro i soggetti finali dell'atto di volontariato. Sono azioni meritorie.
C'è solo un soggetto che non vive di volontariato: il volontario.
Ma fa tanta esperienza. E vuoi mettere il calore umano?

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